Lorenzo Eula

nel ricordo di Giovanni Battista Rulfi
Nato a Villanova Mondovì il 17 settembre 1824, Lorenzo Eula fu giudice aggiunto e poi sostituto procuratore del Re presso il tribunale di Mondovì.
Percorse tutti i gradi della magistratura e venne, infine, nominato primo presidente della Corte di Cassazione in Roma.
Era stato presidente onorario della “Società per la grotta dei Dossi di Villanova Mondovì”, a ribadire il forte legame con la comunità villanovese, cittadino onorario di Genova, senatore del Regno, vicepresidente del Senato e ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti.
Ogni autunno tornava a Villanova per trascorrere un mese di vacanza e s’intratteneva a conversare per ore con artigiani, contadini e manovali, sempre disponibile ad ascoltare le loro confidenze e i mille problemi della vita quotidiana. La domenica si recava nella chiesa di San Lorenzo e occupava il posto dove lo accompagnavano i suoi genitori quando era bambino e la sera dei Santi, vigilia della sua partenza, invitava a casa sua il vecchio sacerdote don Rebaudengo, già rettore del santuario di Santa Lucia, per la recita del S. Rosario.
Nel 1893, invitato ad assumere il portafoglio di Grazia e Giustizia, iniziava ad avvertire i primi sintomi del male che, nel volgere di poco tempo, lo avrebbe condotto alla morte. Dapprima aveva rifiutato l’incarico, poi le insistenze dell’onorevole Giolitti e le sollecitazioni del re Umberto I lo avevano persuaso ad accettare. Si era recato una sola volta alla Camera per assicurare che il processo ai colpevoli delle frodi bancarie sarebbe seguito senza tentennamenti e riguardi per nessuno. Poi, i medici gli avevano consigliato di recarsi a Resina, presso Napoli (attuale Ercolano), dove la sua salute avrebbe potuto trarre qualche giovamento dall’aria salubre del luogo. Una speranza che purtroppo doveva rivelarsi infondata.
Non appena la notizia della sua morte – avvenuta all’inizio di luglio del 1893 – era giunta a Villanova Mondovì, il sindaco conte Orsi aveva convocato d’urgenza la Giunta, composta dagli assessori Giovanni Castellino, Domenico Bellino e Matteo Fenoglio, assistiti dal segretario Giulio Fenoglio. La Giunta aveva deliberato di delegare il professor Delfino Orsi a rappresentare il Comune di Villanova ai funerali a Roma, di spedire un telegramma alla famiglia esprimendo il desiderio che la salma fosse trasportata a Villanova, di esporre la bandiera a lutto per otto giorni, di collocare il busto del ministro nella sala del Consiglio, di aprire una sottoscrizione per erigergli un monumento e di intitolargli la strada centrale della Roatta.
La sua nobile figura era stata commemorata alla Camera dei deputati dall’onorevole Giolitti, dall’onorevole Delvecchio e dall’onorevole Zanardelli che, fra l’altro, aveva detto:
“Dell’Eula magistrato, tutto si può a buon diritto vantare: l’operosità, lo zelo, la specchiata rettitudine, la dottrina, la perspicacia, la prontezza e la consumata esperienza, ma a me parve sempre che in grado veramente singolarissimo egli possedesse quella mens conscia recti, la quale più della vastità dell’ingegno, della sottigliezza, dell’acume, più della profondità della dottrina, è l’attributo fra tutti desiderabile per un magistrato. Egli sentiva intimamente in se stesso quelle regole eterne del giusto e dell’equo, nella cui applicazione consiste l’opera dei grandi giureconsulti”.
La salma del ministro venne cremata a Roma nel cimitero di Campo Verano. Questo fatto, abbastanza inconsueto per quei tempi – assieme all’appartenenza alla massoneria – aveva colto un po’ in contropiede i villanovesi che avevano proposto alla famiglia di tumulare la salma nel locale cimitero sito in zona capoluogo. In ogni caso, il monumento era stato realizzato e collocato sul sagrato della chiesa di San Lorenzo. Successivamente era stato spostato un po’ in periferia: dapprima in piazza Filippi, poi nei giardinetti delle scuole. Infine, nel 2004, era tornato in centro, nella zona della biblioteca, dove si trova attualmente. Nonostante l’inesorabile trascorrere del tempo, la figura di Lorenzo Eula continua a rappresentare un monito, un esempio e uno stimolo, soprattutto per le giovani generazioni.
